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Clinamen. La fine degli inizi di Sara Gavioli


Titolo: Clinamen. La fine degli inizi
Autrice: Sara Gavioli
Sinossi: Intorno c’è Milano, al centro lei. Sospesa tra il passato, distante ma ancora significativo, e il futuro che sembra non decidersi ad arrivare, osserva quella città piena di occasioni, così diversa dalla Sicilia che continua a richiamarla indietro. E mentre, come tutti, muove i primi passi in cerca di uno spazio nel mondo, le scorre attorno l’umanità che sussurra piccole storie quotidiane. C’è la voce dell’uomo gentile dietro il muro, c’è il vecchietto incontrato in ascensore o la donna che beve birra alla fermata del tram. C’è la madre, rimasta su una poltrona nella vecchia casa, e poi un ragazzo, l’unico con cui si può parlare davvero. Ci sono progetti e speranze, e c’è soprattutto la domanda fatta da quel padre che non c’è più: cosa sei, cosa sarai?
Editore: Ikigai
Pagine: 250
Anno: 2020


Lettrici e lettori,

Clinamen è il mio secondo approccio con l’autrice Sara Gavioli e, spoiler alert, diventa ufficialmente la mia autrice preferita.

Il modo di scrivere dell’autrice ti rapisce sin dalle prime battute, ti trasporta nella storia e non ti lascia più andare. Si è costretti a seguire le vicende anche solo per il semplice fatto che il lettore si abbevera dei vari periodi.

Una totale immersione nella storia non mi capitava così da quando mi innamorai di Stephen King e quindi potete ben capire quanto questa scrittrice mi abbia coinvolto nelle sue storie.

Riesce a caratterizzare bene i personaggi portando il lettore ad empatizzare enormemente con loro, un coinvolgimento emotivo anche con quei personaggi che sono lontani dal nostro modo di intendere la vita. Ricordo quanto arrivai a non sopportare la protagonista di Miasma nella prima parte del libro, allo stesso modo in cui riesco a provare un estrema simpatia nei confronti della protagonista di questo libro. Una protagonista di cui non conosciamo il nome ma con la quale non si può che rimanere legati, perché la sua vita rispecchia tantissimo la realtà quotidiana che molti di noi affrontano.

Altro elemento del romanzo che ti pone a legarti alla protagonista sono le singole vicende di vita quotidiana. La Gavioli riesce a rendere un incontro in un bus con un personaggio secondario un motivo di analisi introspettiva che ognuno di noi vive nell’arco delle proprie giornate.

Ritengo che sia questa la forza dell’autrice, cioè quella di portarci con lei senza neanche accorgersi di stare leggendo parole ma come se stessimo vivendo a stretto contatto con i protagonisti. Ti ritrovi a mangiare sushi ed essere arrabbiato perché quel colloquio che non è andato bene e comprendi esattamente le sensazioni di chi vive quell’evento. Perché la Gavioli riesce a prendere i vari frammenti di una realtà che ognuno di noi vive, e creare un romanzo dove a poco a poco quei frammenti si uniscono.

Non in una logica di bello o brutto, ne di bianco o nero, ma riesce a restituire tutte quelle zone grigie che nella nostra esistenza sperimentiamo senza fine. Rapporti di vita dove non esistono soluzioni definitive ma dove si entra in un eterno compromesso, e dove spesso solo la forza dei sentimenti e dei ricordi sono il collante per non frantumarsi.

Queste parole molto confuse vogliono solo portare alla luce la bravura della Gavioli e il mio enorme consiglio a recuperare le sue opere. Ritengo che un lettore almeno una volta nella vita dovrebbe leggere qualcosa di suo e provare quella gioia e quel devasto che solo noi, amanti delle sue storie, possiamo davvero capire.


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